Moni Ovadia: "Ora la comunità ebraica deve scindersi: troppe differenze"

 Moni Ovadia (Pagina Ufficiale)
I ragazzi picchiati per aver strappato i manifesti pro-Sharon? Qui si è confuso il mantenimento dell'identità ebraica con il nazionalismo. Durante i primi anni del Ventennio, è ora di ribadirlo con onestà, gran parte del notabilato ebraico italiano era fascista di Roberta Zunini * Sì". Moni Ovadia appoggia senza alcuna esitazione quanto affermato da Gad Lerner sul suo blog, cioè la necessità di una scissione dalla Comunità da parte degli ebrei democratici e progressisti. "E' arrivato il momento di separarci e formare una comunità di ebrei tolleranti, perché ciò che è accaduto questa settimana nel ghetto ebraico di Roma mostra il livello non più sostenibile di fascismo o, se preferite, stalinismo, a cui gran parte della Comunità romana è arrivata" spiega con tono amareggiato e indignato lo scrittore e attore di origine ebraica. La settimana era iniziata con un grave episodio di violenza fisica nei confronti di alcuni ragazzi, rei di aver strappato un manifesto di ringraziamento al defunto Sharon, affisso nel cuore del ghetto. Alle telecamere del fattoquotidiano.it, i ragazzi avevano infatti dichiarato che "subito dopo si sono materializzate 15 persone con mazze da baseball e martelli, alcuni con la kippah sul capo, e hanno iniziato a pestarci, urlando che non saremmo usciti vivi". Il secondo episodio riguarda invece la presentazione del libro Sinistra e Israele in una sala della comunità, martedì scorso. Siccome uno dei relatori, Giorgio Gomel, aveva dichiarato di non condividere l'atteggiamento dei coloni israeliani nei Territori palestinesi e di non considerarli fratelli, ha trovato ad accoglierlo uno striscione con la scritta "Torna a Gaza, Giorgio" e una settantina di persone che gli hanno impedito di parlare contestandolo aspramente; tanto che lui e Tobia Zevi, l'altro relatore, sono dovuti uscire scortati dal servizio d'ordine. "Cosa dobbiamo aspettare ancora - si chiede Ovadia -, è evidente che la Comunità è animata da persone che non sanno cosa significhi essere democratici. Del resto sostengono, senza alcuna capacità o volontà critica, l'attuale governo di estrema destra israeliano. O forse appoggiano qualsiasi governo israeliano perché difendono l'esistenza di Israele? Intanto ribadisco che non bisogna confondere il sionismo con l'ebraismo. Loro difendono i governi israeliani ultranazionalisti, intolleranti e violenti nei confronti dei palestinesi e degli ebrei che non la pensano come loro. Si tratta della stessa tipologia di persone che detestava e detesta Rabin e lo scherniva ritraendolo con la svastica al braccio e la kefiah in testa. Sono quegli ebrei che hanno scritto un altro striscione contro di me e Giorgio in cui si leggeva "Ogni ebreo è mio fratello, Moni Ovadia e Giorgio Gomel no". Ma io, al contrario di loro, accetto ogni critica e insulto, però voglio almeno poter dissentire da questa deriva senza essere minacciato o additato come nemico del popolo ebraico. Intende dire che se lei è animato dalla massima di Voltaire "Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo" e vorrebbe che anche gli altri la rispettassero? Vorrei che si facesse una riflessione su cosa significhi essere democratici, su cosa significhi essere animati davvero dai precetti biblici basati sulla tolleranza e il rispetto del prossimo. Vorrei che tutti potessimo confrontarci senza essere accusati di tradire la nostra identità solo perché la pensiamo diversamente. Non è più così invece, qui c'è gente che pensa di avere la verità in tasca e chi ha idee diverse è da ostracizzare, come è successo a me nella comunità milanese e come è successo a Gomel in quella romana. Perché si è arrivati a questo livello di intimidazioni? Perché si è confuso il mantenimento dell'identità ebraica con il nazionalismo, che è un coltello piantato nella schiena dei popoli o l'ultima spiaggia dei farabutti, come ha detto Samuel Johnson. Pensano che essere ebrei significhi agire come Netanyahu in Israele. Queste persone confondono l'identità ebraica con l'oppressione e il bavaglio. Su quali pilastri dovrebbe poggiare la Comunità degli "ebrei democratici o progressisti"? Prima di tutto, in quanto uomini, la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo; come ebrei, la Torah e il Talmud; come italiani, la Costituzione. Cosa ha impedito finora la scissione, visto che se ne parla da qualche tempo? Ci sono molte remore perché si pensa che dividersi possa indebolirci. Io invece penso il contrario a questo punto: rimanere in questa situazione significa tradire l'ebraismo. A questo proposito sottolineo che a volerci tutti assieme, in una comunità, furono i fascisti della prima ora. Durante i primi anni del Ventennio, è ora di ribadirlo, gran parte del notabilato ebraico italiano era fascista. *** Pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 19 gennaio 2014


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